Quando parliamo di bambù (o come scrivono alcuni bamboo) il pensiero va subito a quelle foreste tropicali di piante perenni sempreverdi. Pochi sanno che questa specie non cresce solo in natura, ma è coltivata da molti agricoltori. Le coltivazioni di bambu sono diffuse un po’ tutta Italia, sia in casa che nei campi.
Questo anche grazie ai guadagni che mettere a regime un bambuseto può generare, ai pochi passaggi che servono per coltivare il bamboo e alla resistenza della pianta.
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Canna di bambù
Il Bambù, o Bamboo, è una famiglia che comprende centinaia di specie di piante sempreverdi, rizomi carnosi che si sviluppano in fusti eretti flessibili con un processo strisciante o a cespo: le canne di bambu.
Le specie più diffuse (e adatte alla coltivazione) sono phyllostachys, pleioblastus, sasa, shibatea, bambusa e arundinaria. Esistono tipi di bambu nano, che formano piccoli cespi più bassi di un paio di metri; e anche bamboo gigante, che possono arrivare anche a 25 metri di altezza.
La canna di bambu ha la caratteristica di essere molto resistente, flessibile e facile da lavorare. Per questo motivo viene utilizzata in tre grandi aree:
- Settore tessile: per la realizzazione di fibre leggere, morbide, ipoallergeniche e robuste;
- Bioedilizia: come materiale da costruzione flessibile, resistente, sostenibile e esteticamente gradevole;
- Settore alimentare: per preparare germogli di bambù freschi, sani e nutrienti per la cucina sofisticata e salutista.
Coltivare bambù gigante
La coltivazione bambù in Italia su larga scala o fai da te è un fenomeno diffuso da alcuni anni. Nei bambuseti diffusi qua e là nel nostro Paese però si trovano solo alcune specie: trattandosi infatti di una pianta tropicale non tutte le varietà di bamboo sono adatte al nostro clima.
Una delle più ricercate dai coltivatori è la famiglia del bambu gigante, che genera canne lunghe anche 25 metri da commercializzare sul mercato a quasi 2 euro al chilo. Le coltivazioni di bamboo gigante nella nostra Penisola sono diffuse soprattutto al Sud, come in Puglia, Sardegna o Sicilia.
L’aspetto economico è solo uno degli aspetti che fanno più gola. I vantaggi di coltivare bambù sono svariati. Per prima cosa la pianta cresce molto rapidamente, quindi ha un ciclo di coltivazione breve ed è presto vendibile sul mercato.
Secondo è un tipo di pianta che non ha bisogno di cure eccessive. L’unica esigenza è concimare e idratare a dovere durante i primi tre-quattro anni di vita, usando tradizionali impianti a goccia o a spruzzo.
Inoltre un bambuseto adulto è in grado di farsi la pacciamatura da sé con le foglie secche e mantenere l’umidità giusta nel terreno.
Un ultimo aspetto da sottolineare è che il bambù gigante è una pianta molto forte. Questo è senz’altro un vantaggio contro i parassiti naturali, ma può anche rivelarsi un problema. Un bambuseto infatti spesso può diventare infestante e diffondersi esageratamente nei terreni vicini.
Altro problema sono le radici, che affondano nel terreno fino a 2 metri di profondità, diventando molto ostiche da estirpare. Per questo per contenere la crescita è bene scavare un fosso intorno al campo di circa 60-80 centimetri.
Come fare un bambuseto
Realizzare una coltivazione di bambu in giardino o in campo è un ottimo sistema per far crescere una pianta ornamentale, redditizia, facile e veloce. Vediamo allora come allestire un bambuseto prestando attenzione alle esigenze della pianta ma senza infestare l’area di canne da bamboo.
I bambu amano posizioni soleggiate, ben luminose e lontane dal vento forte. Si piantano su qualsiasi tipo di terreno (acido o alcalino): cerca una zona ben drenata affinché i rizomi non vengano intaccati da muffe. Non importa se il tasso di umidità è elevato, stiamo parlando di una pianta tropicale.
Un aspetto molto importante è la selezione della specie di bambu da coltivare. La più adatta in un bambuseto in giardino fai da te è la Bambusae Sasa masamuneana albostriata, che cresce fino a un massimo di 150 cm si sviluppa in maniera piuttosto compatta e regolare. È anche un tipo di bamboo meno infestante degli altri.
Capitolo annaffiature: all’inizio servono abbondanti quantità di acqua tutti i giorni, riducendo gradualmente la dose giornaliera. Attenzione naturalmente ai ristagni idrici, che come accennato possono far proliferare muffe e funghi e danneggiare i bulbi.
Le coltivazioni di bamboo rischiano di essere infestanti. Ecco alcuni passaggi da seguire per evitare di combattere con i canneti:
- prima di piantare il bambù a terra assicurati che ci sia una sufficiente distanza dalle altre piante da giardino;
- taglia tutte le canne e i germogli ad ogni primavera finché i rizomi non muoiono;
- usa massicce quantità di disseccante.
Un’alternativa efficace è coltivare il bambù in vaso ampio e profondo per contenere l’espansione infestante e far crescere una piccola pianticella decorativa. In questo caso conviene scegliere una specie più piccola, come la Bambusae Pleioblastus Distichus che non supera i 60 cm di altezza. Si tratta del comune bambù nano, che ha anche il vantaggio aggiuntivo di crescere bene sia in pieno sole che all’ombra e di resistere al freddo.
Coltivazione bambù: i guadagni
Molti agricoltori si sono avvicinati alla coltivazione del bambù per i profitti che l’attività permette (o promette) di generare. Oggi la bolla del bamboo si è leggermente ridimensionata, ma i guadagni che si possono ottenere (almeno in teoria) sembrano ancora interessanti.
Il costo di una coltivazione di bamboo oscilla fra i 14.000 e i 20.900 euro in base al numero di piante (e il tipo) per ettaro.
A questo vanno aggiunti costi di gestione piuttosto modesti, legati principalmente al consumo di acqua (30/40 metri cubi all’ettaro la settimana in caso di siccità e due concimazioni all’anno). Non servono altri trattamenti diserbanti, potature o di pacciamatura.
Veniamo all redditività. Dal 4-5 anno di coltivazione, il bambù può generare dai 25.000 ai 35.000 euro di ricavi. All’inizio buna parte della cifra viene garantita dal commercio dei germogli, per poi passare anche alle canne e aumentare di anno in anno.
La stima è ottenuta ipotizzando che una pianta di bambù generi all’anno 4/5 germogli, la crescita del bambuseto si quadruplica ogni esercizio. Il prezzo dei germogli di bamboo si aggira intorno a 2 euro/kg, mentre il prezzo dei culmi (del fusto) è di 12 euro/kg.
Come ottenere questi guadagni? Una volta raccolto e tagliato in canne, il bambu si può rivendere sul mercato alle aziende produttrici di laminati, biomasse, cellulosa, fibre tessili, oggettistica, mobili ed edilizia sostenibile. I germogli invece sono richiesti dall’industria farmaceutica e dalla cucina salutista e vegetariana.
Attenzione però. Non si tratta certo di guadagni immediati e facili, come spesso capita di leggere. I profitti del bamboo, millantati come “affare del futuro” in molte pagine web e post sui social, generano alcune perplessità tra gli esperti. Come ogni investimento, saranno l’impegno e le molte variabili in gioco a stabilire il guadagno o la perdita.
E tu? Cosa ne pensi? Sei pronto a creare le tue coltivazioni di bambu?